segunda-feira, 14 de abril de 2008

per Catarina... e non solo!

lettera a Galante Garrone

caro Galante Garrone, mi parrebbe retorico che io Le dichiarassi che solo grazie a una persona come Lei, e a quelle come Lei, una persona come me, nata nel 1943 in un'Italia barbara, nefanda, e invasa da barbari nefandi con i qualli si era mortalmente abbracciata, ha potuto vivere fino alla mia età in un paese con una Costituzione democratica, seppure segnato da tragedie e da forti conflitti sociali, ma sostanzialmente libero. così come sarebbe superfluo dichiararLe il mio sincero e ragionato consentimento allorché Lei ricorda che la formuletta di un giuramento alla Repubblica non può cancellare le grandissime responsabilità storiche della famiglia reale che avemmo in sorte di avere. responsabilità che significano vent'anni di dittatura fascista, i disastri della guerra, i milioni di morti, gli Ebrei italiani inviati nei campi di sterminio grazie alla legiadra firma sulle abominevoli leggi razziali di un re con una sola vocazione per la numismatica. così come non potrei non seguirLa nelle innegabili attribuzioni delle colpe conseguenti alle turpitudini prima dette, quali l'infame atteggiamento di questa atroce famiglia che, dopo aver attirato l'Italia nel baratro, fugge a Pescara, lasciando il suo popolo in mano a scherani sanguinari. nessun Savoia, in quel momento, fece pressione per rientrare in Italia. e l'Italia, allora, era naturalmente la Sua Italia, caro Galante Garrone, quella delle montagne della val d'Ossola, dei monti di Sarzana, oltre che di coloro che venivano torturati in via Tasso o alla Fortezza di Firenze: coloro che avevano capito con nitida chiarezza la differenza tra civiltà e barbarie, e avevano fatto la scelta per la civiltà. posso capire la Sua profonda amarezza nel constatare come, in pochi anni, la frontiera tra il giusto e l'empio si sia annebbiata, a casa nostra. sentire da alte cariche dello Stato, quello Stato democratico che Lei ha contribuito a costruire, che la scelta che voi faceste equivale a quella che fecero i repubblichini, perché anch'essi erano animati da una loro fede, deve essere rivoltante.
oggi gli assassini vengono sdoganati da persone che invece di indossare una divisa bruna, che sarebbero stati costretti ad indossare se non fossero esistite persone come Lei, possono vestire un qualsiasi abito come si addice a uomini liberi. e altretanto rivoltante, anche per me che non ho vissuto quei tempi, ma che li conosco, è sentire gli azzeccagarbugli della storia definiscono la guerra di Resistenza, che voi faceste per loro e nostra fortuna, una «cosidetta vulgata». mi pare davvero eloquente che questi laboriosi storici chiusi in archivi platonici a cercare topi morti da riabilitare non abbiano comentato la vicenda. e soprattutto, visto che di divulgazione storicoide campano, trovo sorprendente che non abbiano chiesto allo Stato italiano di reclamare ai Savoia la restituzione dell'archivio storico che la famiglia ha trafugato e di cui non si ha più notizia. mi chiedo: su che cosa rivedono la Storia i nostri valorosi "revisori"? sulle canzoni d'epoca? in un'intervista Lei dice: «non potete pretendere che io dia il mio assento al rientro in Italia di una famiglia che ha offeso e ferito la nazione e che è corresponsabile della morte di tante persone che mi sono state care. non si può chiedere a noi di dire sì a quel rientro. anzi, facciamo una proposta: lasciateci morire senza subire quell'affronto e riparlatene un'altra volta. non c'è molto da aspettare, tra due mesi compirò novantun anni». la Sua proposta me ne suscita un'altra che a prima vista potrebbe sembrare paradossale: caro Galante Garrone, per cortesia, Le spiacerebbe aspettare che anch'io abbia raggiunto la Sua età? il tempo che ci separa non è poi così tanto, se gli dèi fanno un picolo sforzo nei nostri confronti: abbiamo assistito a cose ben più mirabolanti che una piccola estensione temporale, in questo secolo appena trascorso. è un auspicio che Le faccio, e che evidentemente faccio anche a me. per il resto La saluterei, come ora La saluto, con affettuoso rispetto e con la gratitudine per esserci stato allora e per esserci oggi.

Antonio Tabucchi
L'Oca al Passo:
Notizie dal buio che stiamo attraversando


Nota: nato a Vercelli nel 1909, Alessandro Galante Garrone è stato magistrato e storico, oltre che un protagonista della Resistenza e un nume tutelare delle battaglie ideali dell'antifascismo. questo articolo di Tabucchi è stato pubblicato nel Corriere della Sera, il 17 luglio 2000. Galante Garrone è morto in ottobre di 2003, a Torino dopodiché ha visto la famiglia Savoia ritornare in Italia, permessa conferita dalla Legge Costituzionale di ottobre 2002. grazie ai "piccoli sforzi dei déi" già non ha visto il risarcimento di 260 milioni che i Savoia chiedono allo Stato italiano per i 54 anni d'esilio.

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